Vivere con un olfatto amplificato

Racconto di come un dono possa essere visto come un problema.

Oggi, mentre tornavo alla macchina dopo aver accompagnato mio figlio, mi sono ritrovata a riflettere su qualcosa che mi accompagna ogni giorno: il mio olfatto. Per me, il mondo arriva prima sotto forma di odori che di parole. Le persone, gli ambienti, persino le emozioni hanno un loro profumo, e non sempre è una cosa piacevole.

Camminando, senza nemmeno alzare lo sguardo, ho percepito la presenza di una ragazza indiana, di un’hostess e di un ragazzo cinese, solo dagli odori che emanavano. Non li avevo visti, ma li avevo già incontrati attraverso il mio naso.

Avere un senso olfattivo così sviluppato è un dono e una condanna. Mi permette di cogliere dettagli che sfuggono agli altri, ma a volte è invadente, disturbante.

Un odore troppo intenso può diventare un ostacolo, può impedirmi di stare bene in una stanza, di concentrarmi, persino di ascoltare una conversazione senza esserne distratta.

L’olfatto per me non è solo un senso, è una presenza costante che definisce le mie esperienze, le mie relazioni, il mio spazio nel mondo.

Quando ero giovane, l’estate era il momento più critico. Chiusi in macchina per raggiungere la meta. Tutti sudati. Tutti in piena età ormonale. In alcuni casi stavo davvero molto male e le giornate che avrebbero dovuto essere all’insegna del divertimento si trasformavano in un cercare spazi di tranquillità olfattiva.

E mi chiedo: com’è per gli altri? Sarà sicuramente capitato ad altre persone il percepire qualcuno prima con il naso che con gli occhi o le orecchie?

Come sarebbe la vita se si potesse stare in un mondo senza percepirne la presenza con tutti i sensi?

Professionista, 50 anni.

Quanto è stato utile questo post?

Lascia la tua valutazione!

Average rating 5 / 5. Vote count: 1

Nessun voto finora! Sii il primo a valutare questo post.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *