Alice, dopo 5 anni burrascosi, finalmente è alle prese con l’esame di maturità.
L’ultimo ostacolo prima di liberarsi della scuola, con la quale non vuole più avere a che fare.
Anzi, il penultimo: prima gli scritti, poi l’orale.
La seconda prova è incentrata sulle materie di indirizzo, e quest’anno è stata estratta come materia Pedagogia; dovrà quindi sviluppare due delle quattro tracce proposte, in forma di saggio breve.
I titoli sono articolati partendo da una frase che sembra per lo più di stampo giornalistico, e due di questi in particolare le provocano un profondo fastidio: uno stimola la riflessione sul “problema” della multiculturalità a scuola, l’altro è incentrato sui silenzi dei bambini, in modo generalizzato, chiedendo in chiave più psicanalitica che pedagogica cosa possano nascondere.
Alice senza neanche pensarci comincia una sorta di invettiva contro il pensiero sotteso al titolo che, più che sviluppare, sta confutando, portando esempi pratici e alcune considerazioni teoriche di pedagogisti che ha studiato, e con la stessa veemenza e la stessa arma (la penna: quella che ha scelto tre anni fa) confuterà anche la seconda traccia che non pensa di aver scelto, ma si è piuttosto sentita in dovere di correggere, per modificare un costrutto sociale, un pensiero diffuso, basato comunque su (falsi) luoghi comuni che denotano in particolar modo la differenza come ostacolo anziché come opportunità.
Consegnata la prova, Alice sente il calore scendere ma l’ansia salire: l’ha fatto di nuovo, ha lasciato che il suo senso di giustizia prendesse il sopravvento, stavolta forse compromettendo la sua carriera scolastica, o almeno rallentandola.
Qualche sera prima dell’orale, Alice riceve una telefonata dalla professoressa di filosofia, che non era incaricata di correggere le prove, ma le ha comunque lette. La rassicura e si complimenta, nella seconda prova ha preso 15/15, è stato bello conoscerla finalmente.
Finalmente.
Quindici quindicesimi. Sembra uno scioglilingua.
Alice ringrazia, saluta, mette giù. Che prezioso precedente ha creato quella professoressa.
Non la dimenticherà mai.